martedì 10 novembre 2015

#FOODANDSPORT - IMPROVE PERFORMANCE WITH BREAKFAST




#FOODANDSPORT - IMPROVE PERFORMANCE WITH BREAKFAST

La colazione è considerata da molti il pasto più importante della giornata, perché ci permette di affrontare nel migliore dei modi le sfide di tutti i giorni. Infatti, una buona dose di kilocalorie introdotte attraverso questo pasto, fa si che il corpo inneschi tutta una serie di risposte che gli permettono di utilizzare le energie che ha a disposizione senza preoccuparsi di risparmiare e immagazzinare nuove scorte. Bilanciare questo pasto è una buona cosa, in modo da non avere troppa fame nelle ore successive, ma averne abbastanza da poter svolgere una discreta merenda tra la colazione e il pranzo. Le regole fondamentali rimangono il variare spesso e il non esagerare mai. Buona norma è la scelta di alimenti che contengono carboidrati sotto forma di amidi ricchi di fibre, quindi cereali integrali, frutta e verdura, così da poter rimpinguare le scorte di glicogeno del fegato perse durante il digiuno notturno, ma senza scatenare una liberazione esagerata di insulina.
Questa ultima regola è ancora più importante quando si tratta di svolgere esercizio fisico al mattino, soprattutto una competizione agonistica di endurance durante la quale si vuole ottenere una buona prestazione.
Infatti, quando vogliamo eseguire una performance sportiva di resistenza nella mattinata, bisogna avere a disposizione grandi scorte di glicogeno epatico e muscolare ma, oltre a questo, per portare a termine lo sforzo nel migliore dei modi, bisogna far si che questo glicogeno rimanga disponibile per più tempo possibile. Occorre quindi cercare di risparmiarlo per le fasi finali della gara. Per fare questo è necessario conservare un discreto livello di glucosio nel sangue, tale per cui durante le prime fasi di esercizio venga utilizzato risparmiando il glicogeno, ed è necessario poter incrementare l’utilizzo dei grassi come substrato energetico, cosa che può verificarsi solo se in circolo non ci sono livelli elevati di insulina.
Una colazione ricca di carboidrati semplici, che di fatto innalzano la glicemia e scatenano la liberazione di insulina in grandi quantità, porterà alla riduzione del glucosio sanguigno e alla impossibilità di incrementare l’utilizzo dei grassi come substrato energetico, con l’effetto dell’immediato utilizzo del glicogeno per ricavare glucosio da immettere nel sangue e il risultato di una fatica che insorge precocemente durante la competizione. Per non parlare del ritmo, che subirà un calo improvviso e irreversibile.
Una colazione con carboidrati complessi ricchi di fibre, permetteranno alle scorte di glicogeno del fegato di ristabilirsi, oltre che l’utilizzo dei grassi e del glucosio sanguigno come substrati per affrontare la prima parte della gara, ottenendo la migliore prestazione possibile.
Per agevolare la performance è consigliabile, inoltre, assumere la colazione due ore e mezzo/tre ore prima del riscaldamento, così da trovarsi nelle condizioni ottimali di digestione nel momento in cui si inizia a svolgere esercizio. In questo lasso di tempo si possono assumere piccole dosi di carboidrati a lento assorbimento che quindi presentano un basso indice glicemico, per risparmiare ulteriormente il glicogeno.
Le competizioni che necessitano di un avvicinamento attraverso l’alimentazione così scrupoloso sono poche, ad esempio le maratone e le ultramaratone nel running, lo sci nordico di lunga distanza e il ciclismo quando la competizione supera l’ora di gara, mentre per tutte le altre gare, fino alla mezza maratona nel running, le competizioni più veloci dello sci di fondo e le gare ciclistiche in circuito, non è consigliabile assumere grandi quantità di carboidrati pre-gara, dato che basta un contenuto medio di glicogeno nei muscoli per ottenere la migliore prestazione.


Saluti Sportivi
TEAM PRORUNNING

Diego Fusetto
Matteo Fusetto




sabato 31 ottobre 2015

#TRAINING - HARD WORKOUT AND OVERTRAINING



#TRAINING - HARD WORKOUT AND OVERTRAINING
L'Overtraining può essere definito come un'eccessiva frequenza, volume o intensità di allenamento che provoca estrema fatica, malattia o infortunio (spesso dovuto a mancanza di sufficiente riposo, recupero e forse di introito nutrizionale). - dal Manuale di Condizionamento fisico e di Allenamento della forza - a cura di T.R. Baechle, R.W. Earle - Calzetti Mariucci Editori.

Un programma di allenamento prevede fasi di affaticamento, attraverso STIMOLI predeterminati, e fasi di recupero, spesso uno o più GIORNI in cui l'atleta rimane a riposo senza affrontare alcun allenamento, o svolgendo una seduta di scarico, che si traduce in un allenamento a bassa intensità e di basso volume.
Le fasi di affaticamento sono costituite dagli stage di allenamento, i quali sono formati dagli stimoli/dagli stress che l'allenatore vuole far affrontare all'atleta, così da ottenere quelle reazioni di adattamento importanti per migliorare la prestazione in gara. Questa condizione di affaticamento, facilmente recuperabile in pochi giorni, porta all'Overreaching detto anche Supercompensazione.
La somma degli stimoli, come vedremo nel post successivo della rubrica #TRAINING intitolato "Gli Stressor", può provocare anche Overtraining, detto anche Sindrome da Sovrallenamento, quando non sono stati previsti adeguati momenti di recupero delle energie, o quando l'atleta non è stato testato correttamente e quindi gli stressor sono stati calibrati in maniera errata, o ancora quando altri stressor insorti più o meno improvvisamente si sono aggiunti al carico previsto dall'allenatore e dall'atleta.
Malgrado i sintomi del sovrallenamento siano fortemente individualizzati, la sintomatologia presentata nella Tabella 1 è la più comune:

 
Più semplicemente risulta pesante sottoporsi ai soliti allenamenti e si ha scarsa motivazione, con sensazione di malessere e stanchezza, protratta anche nei giorni di recupero.
Questi sintomi permangono a meno che non si decida di smettere di allenarsi e/o si riducano gli stressor che insistono sull'atleta (anche stressor psicologici). Il ritorno alla normalità non è comunque immediato, può essere lento e può essere ottenuto dopo anche un arco di tempo che va da una settimana a svariati mesi.
Nel peggiore dei casi l'Overtraining può rovinale la carriera di un atleta. [Kraemer, W.J., and B.C. Nindl. Factors involved with overtraining for strength and power. In: Overtraining in Sport, R.B. Kreider, A.C. Fry, and M.L. O'Toole, eds. Champaign, IL: Human Kinetics. 1998. pp. 69-86.] Compiere sforzi eccessivi in un momento non opportuno (ad esempio troppo presto nella stagione, quando non si sono raggiunti gli adattamenti per sopportare tali carichi) può provocare un Sovrallenamento e potenzialmente un infortunio.
Molti atleti riescono a rispondere all'eccessivo affaticamento, ottenendo la Supercompensazione, mentre altri no. Risulta di fondamentale importanza testare adeguatamente ogni atleta per assicurarsi che non si verifichi Sovrallenamento in un parametro della performance.


Saluti Sportivi
TEAM PRORUNNING

Diego Fusetto
Matteo Fusetto